14 Marzo 2019

Psicologia e font: la personalità del carattere tipografico.

Designer, designer delle mie brame, qual è il font più bello del reame? Una domanda a cui è pressoché impossibile rispondere, ma che mette bene in evidenza il travaglio che tutti noi professionisti viviamo quando dobbiamo scegliere il carattere tipografico più adatto ai nostri progetti. Una fase, quella appena descritta, che in qualsiasi studio grafico è sempre foriera di ansie e singolari elucubrazioni mentali.

Del resto, quante volte ci siamo messi a cercare il font più consono alla nostra creatività scorrendo per ore la tendina apposita e frugando tra le centinaia di caratteri scaricati o acquistati? Tutto ciò non per puro e semplice gusto estetico, ma perché il tipo di font che scegliamo può influenzare ciò che vogliamo comunicare e come viene percepito da chi lo legge. Il rapporto tra psicologia e font è infatti molto più profondo di quanto possa sembrare. Nei paragrafi successivi cercheremo quindi di approfondire proprio questa relazione. Curiosi? Procediamo allora senza indugi.

Quanto è importante la scelta del font?

Decidere quale font utilizzare è, il più delle volte, una parte essenziale all’interno del processo creativo. Da tale decisione, infatti, può dipendere perfino la riuscita o meno del progetto grafico.

Come già sottolineato in altri contesti di questo blog – ad esempio nell’articolo II.RR. Salotto e Fiorito: un roll-up per ogni necessità – il primo passo da compiere, qualsiasi lavoro si approcci, è proprio quello di scegliere il font più adatto alle nostre necessità. E per farlo bisogna avere chiaro in mente quale reazione si vuole suscitare nel fruitore o nel cliente che interagirà con il testo.

Essa deve essere l’obiettivo principale, non l’unico tuttavia, a guidare l’intero processo creativo, a partire dalla scelta del font per l’appunto.

E par fare ciò bisogna in primis prendere in considerazione le caratteristiche oggettive del significante (la parte fisicamente percepibile del segno linguistico), poiché queste ultime saranno le prime a influenzare il lettore.

Si parlerà quindi di legibility (leggibilità del carattere), readability (leggibilità del testo) e di altre caratteristiche tecniche che, prima ancora di lanciarsi in analisi psicologiche, vanno conosciute approfonditamente per compiere scelte creative consapevoli.

image by communicanimation.com

Tra Psicologia e Carattere Tipografico.

Il significante non influisce solo sulla “leggibilità”, bensì anche sul significato che il lettore attribuisce all’intero testo. Ecco quindi che, così come i colori attivano alcune zone della nostra percezione, associate a emozioni diverse a seconda del tipo di frequenza cromatica a cui ci troviamo di fronte, anche i caratteri e i font stimolano una risposta simile da parte del nostro cervello.

Stabilità e oggettività oppure tradizione, fiducia, eleganza e creatività: il modo in cui si scrive, nello specifico la tipologia di carattere tipografico utilizzato, può evocare dentro il lettore un preciso quadro di percezioni e fare in modo che il messaggio venga inserito dentro uno specifico contesto emotivo.

Banalmente, ciò significa che il lettore non percepisce ciò che legge semplicemente con la propria vista. Nel momento in cui si osserva un determinato carattere lo si elabora e non ci si ferma al semplice atto di lettura. Alcuni studi hanno definito tale approccio cross-modale: ovvero, nel momento in cui viviamo un’esperienza con qualcuno o qualcosa non si attiva un solo senso. Il nostro cervello, infatti, si appropria di molte informazioni sensoriali e le rielabora.

D’altronde, tutti sappiamo ad esempio che l’uso delle sole lettere maiuscole nelle frasi che formuliamo, sia sul foglio di carta sia sul web, suona come “rumoroso” o “urlato”. E difatti ha un effetto tale come se si alzasse il volume di ciò che si sta leggendo.

E i brand come si comportano? Il caso Apple.

I caratteri tipografici comunicano quindi informazioni non verbali, proprio come il tono di voce, le espressioni facciali che adottiamo, la musica e le immagini. Il significante, pertanto, contribuisce e in alcuni casi determina il retroterra dei significati entro cui il messaggio può o si deve generare.

Esso diventa la chiave che apre le possibili letture del testo e lo fa, in alcuni casi, con una tale precisione che non lascia spazio ad alcuna ambiguità.

La domanda a questo punto sorge spontanea. Può un font incidere sulla percezione che abbiamo di un brand? Il più delle volte non consapevolmente, ma certo ha un ruolo chiave. Prendiamo come esempio un brand molto noto come Apple.

Dall’uso iniziale nell’Apple Watch, il San Francisco – più che un singolo font una famiglia di caratteri – ha preso nel tempo possesso di tutti i dispositivi Apple, compreso il Mac e l’iPhone. È diventato il font ufficiale dell’azienda, usato sul sito web, nelle pubblicità e sul packaging.

Cosa trasmette? Innovazione, modernità ed eleganza, tutti concetti chiave del brand di Cupertino. Proviamo ora a sostituire tale font con un semplice Comic Sans.

Sebbene il primo livello di significato, quello più superficiale e semplicemente testuale, sia il medesimo, l’effetto ultimo che si ottiene, il significato profondo, stride con l’intera filosofia Apple.

Non vi pare? Non vi vediamo convinti. Lasciate allora che vi narriamo qui di seguito gli studi di due graphic designer che hanno di fatto su tali tematiche incentrato la propria professione.

Sarah Hyndman

Come si diceva poc’anzi, il rapporto tra psicologia e font è un tema che ha appassionato diversi professionisti del settore. Una di questi è la graphic designer Sarah Hyndman, fondatrice dello studio Type Tasting. Al suo interno Sarah si dedica a tenere workshop ed eventi proprio sulle tematiche trattate fino a questo momento, ovvero sul significato dei font e come essi vengono percepiti da una persona piuttosto che da un’altra.

A questo proposito, Sarah ha inventato What’s Your Type: The Type Dating Game, un gioco di carte in grado di farci capire se un font può piacerci e perché.

Vi sono quattro diverse modalità di gioco e 50 carte, ognuna con un font differente. Scartando un carattere piuttosto che un altro, i giocatori cercano di trovare che cosa li attrae verso un determinato stile e anche di capire cosa una determinata scelta potrebbe significare a proposito del proprio di carattere.

Se, a livello professionale, un designer può sfruttare i dettagli sulle personalità dei vari font che le carte svelano per scegliere un determinato carattere, i non addetti ai lavori possono giocare semplicemente ad associare le caratteristiche dei font a sé stessi o a persone che conoscono.

Ciò che emerge dagli studi di Sarah riguarda anche le tendenze più in voga oggi in tema di font. I brand più affermati a livello internazionale, ad esempio, adottano sempre più stili senza grazie e neutri (dalle aziende hi-tech ai grandi marchi di moda).

Nell’uso quotidiano e nelle attività più piccole, invece, non ci sono tendenze particolari, ma ciò che si nota in maniera certa è che i caratteri tipografici sono sempre più spesso associati alla storia di un determinato marchio o prodotto. Ecco quindi che i valori e gli obiettivi di un marchio o brand sono legati indissolubilmente ai font prescelti, divenendo così questi ultimi veri e propri strumenti di storytelling.

Julian Hansen

Chiudiamo infine il nostro approfondimento in maniera giocosa. Del resto, è questo lo spirito con cui il graphic designer danese Julian Hansen ha concepito il proprio diagramma “So You Need A Typeface?”.

Avete necessità di scegliere il font più adatto al vostro progetto? Nessun problema, vi viene in soccorso proprio lo schema studiato da Julian.

Un gioco tradotto in infografica, dove, rispondendo alle domande studiate dal suo creatore, si affronta una sorta di test psico-attitudinale, un’inchiesta su gusti e passioni per approdare al font giusto per ogni occasione.

Che sia un house organ o un invito o un folder, ora tocca a voi fare la scelta più opportuna e orientarvi verso il font più adatto alle vostre necessità. La nostra speranza è quella di essere riusciti a darvi almeno dei consigli utili per non essere del tutto spaesati difronte a tale ardua impresa.

P.S. E se non vi basta ancora, di seguito alcuni approfondimenti vivamente consigliati.

Da leggere:

Ninja Marketinghttps://bit.ly/2XcKgN3

Grafigatahttps://bit.ly/2He0PT1

I Pirati Graficihttps://bit.ly/2HkubPZ

Forbeshttps://bit.ly/2O6J0a8

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